mercoledì 17 aprile 2013

17 aprile. Mercoledì III settimana Tempo Pasquale

Anche oggi l’omelia del Papa ha preso spunto dal brano degli Atti degli Apostoli: la prima comunità cristiana di Gerusalemme vive in pace e nell’amore, ma subito dopo il martirio di Santo Stefano scoppia una violenta persecuzione. “Questo è un po’ lo stile della vita della Chiesa: fra la pace della carità e la persecuzione”. E’ quello che accade sempre nella storia “perché è lo stile di Gesù”. Con la persecuzione, molti fedeli fuggono nella Giudea e nella Samaria e qui annunciano il Vangelo, anche se sono soli, senza sacerdoti, perché gli apostoli sono rimasti a Gerusalemme:
“Hanno lasciato la casa, hanno portato con sé forse poche cose; non avevano sicurezza, ma andarono di luogo in luogo annunciando la Parola. Portavano con sé la ricchezza che avevano: la fede. Quella ricchezza che il Signore aveva dato loro. Sono semplici fedeli, appena battezzati da un anno o poco più, forse. Ma avevano quel coraggio di andare ad annunziare. Ed erano creduti! E facevano miracoli!”.Questi primi cristiani  “avevano soltanto “la forza del battesimo” che “dava loro questo coraggio apostolico, la forza dello Spirito”:
“Io penso a noi, battezzati: se noi abbiamo questa forza e penso: ma noi, crediamo in questo? Che il battesimo basti, sia sufficiente per evangelizzare? O ‘speriamo’ che il prete dica, che il vescovo dica … E noi? Poi, la grazia del battesimo è un po’ chiusa, e noi siamo serrati nei nostri pensieri, nelle nostre cose. O a volte pensiamo: ‘No, noi siamo cristiani: ho ricevuto il battesimo, ho fatto la cresima, la prima comunione … la carta d’identità è a posto’. E adesso, dormi tranquillo: sei cristiano. Ma dov’è questa forza dello Spirito che ti porta avanti?”.
Occorre essere “fedeli allo Spirito per annunciare Gesù con la nostra vita, con la nostra testimonianza e con le nostre parole”:
“Quando facciamo questo, la Chiesa diventa una Chiesa Madre che genera figli, figli, figli perché noi, figli della Chiesa, portiamo quello. Ma quando non lo facciamo, la Chiesa diventa non madre, ma la Chiesa-babysitter, che cura il bambino per farlo addormentare. E’ una Chiesa sopita. Pensiamo al nostro battesimo, alla responsabilità del nostro battesimo”. 
Il Papa ricorda le persecuzioni in Giappone nel 17.mo secolo, quando i missionari cattolici furono cacciati e le comunità cristiane restarono per 200 anni senza preti. Al loro ritorno, i missionari trovarono “tutte le comunità a posto, tutti battezzati, tutti catechizzati, tutti sposati in chiesa”. Grazie all’opera dei battezzati:
“C’è una grande responsabilità per noi, i battezzati: annunciare Cristo, portare avanti la Chiesa, questa maternità feconda della Chiesa. Essere cristiano non è fare una carriera in uno studio per diventare un avvocato o un medico cristiano; no. Essere cristiano … è un dono che ci fa andare avanti con la forza dello Spirito nell’annuncio di Gesù Cristo”. 
Durante la persecuzione dei primi cristiani Maria “pregava tanto” e animava quanti erano battezzati ad andare avanti con coraggio: 
“Chiediamo al Signore la grazia di diventare battezzati coraggiosi e sicuri che lo Spirito che abbiamo in noi, ricevuto dal battesimo, ci spinge sempre ad annunciare Gesù Cristo con la nostra vita, con la nostra testimonianza e anche con le nostre parole. Così sia”.

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